Licata - la storia |
di Salvatore Santamaria | |
A cura di: Salvatore Santamaria Il filo conduttore della storia del Licata è un’immagine di calcio povero ma agonisticamente valido, dai primi vagiti su campi improvvisati sulle interminabili distese di sabbia del litorale ai terrapieni liberi in periferia, fino alla costruzione dello stadio in legno che prendeva il nome di Ecnomo, da un vicino monte che si affaccia, come la cittadina licatese, sul Mediterraneo. Poi il vecchio Ecnomo venne bruciato da un piromane, non si sa bene se deluso per una sconfitta della squadra gialloblù. Il Licata esisteva già dagli anni trenta, prevalentemente composto da elementi locali, contagiati dal virus calcistico e dalle vaghe ma affascinanti notizie riportate dagli studenti che potevano recarsi a Palermo e a Messina per completare gli studi, ma anche sollecitati dalle sfide fatte dagli equipaggi di navi mercantili inglesi in transito. Il Licata calcio venne fondato nel 1931, grazie al lavoro di Salvatore Liotta come presidente, Angelo Curella come vice, e Luigi Ciotta, Arturo Frinzi, Luigi Montana, Davanteri e Dainotto come dirigenti. La prima attività agonistica si registra con la partecipazione nei campionati dilettantistici. Il 5 maggio del 1945 veniva inaugurata la nuova struttura sportiva licatese: il Dino Liotta, in onore dell’illustre concittadino, Tenente di vascello Dino Liotta scomparso a seguito dell’affondamento del sommergibile, da lui comandato, avvenuto nelle acque del mediterraneo durante una battaglia navale della seconda guerra mondiale. La struttura fu tenuta a battesimo dalla signora Lauria, moglie dell’avvocato Giuseppe Montana. Un invidiata struttura sportiva che il 5 maggio del 45 ospitò l’allora temibile Nissa battuta col risultato di 2 a 0 con reti segnate da Lillo Curella e da Michele Cestelli, quando il Licata e la Nissa militavano nell’importante campionato di promozione cui partecipavano anche squadre calabresi, quali la Vibonese, il Morrone Cosenza e il Crotone, una specie di serie C attuale. Col nome di “Ausonia” prima e “Monte Ecnomo”, poi, il Licata partecipò ai campionati provinciali organizzati dal regime fascista. La prima maglia del Licata era di colore rosso acceso, come il gonfalone della città. Il giallo-blù è il colore adottato in quanto un veronese certo signor Camozzi, venuto a Licata, portò una muta di maglie”gialloblù” che fece indossare ai licatesi che da allora la indossano. Falsa ed assai fantasiosa è la versione del mare blù e dello zolfo giallo. La rosa del Licata 1944-45: Onorio, Pino Curella, Licata, Coniglio, Lillo Curella, Saito, Tano Curella, Saito Pippo, De Marco,Ciotta Vincenzu “u surdu”. Dirigenti: Caffarelli, Cappadonna e Davanteri. Nel dopoguerra la squadra licatese è stata a lungo grande protagonista nei campionati regionali, sempre duellando con la vicina Gela, anche nell’arte di accaparrarsi vecchie glorie come i palermitani Carmelo Di Bella, Gino Caruso o Renato Antolini, oppure come emergenti speranze come Bartolo Tarantino o Simone Caruso. Ma il Licata è stato anche inevitabilmente protagonista di qualche crack, per sindrome da spese faraoniche. Finché non si è finalmente deciso di voltar pagina, anche per merito di saggi e avveduti amministratori.
Gli anni di Gloria Nella stagione 1976-77, il Licata partecipa al campionato di I categoria. Le prime giornate di campionato sono disastrose. Nell’incontro casalingo contro la Riesina i gialloblù decidono di non scendere in campo, per dare una svolta alla difficile situazione societaria. La situazione si risolve con l’ingresso alla presidenta dell’avv. Giuseppe Alabiso, che diventerà la colonna portante del futuro Licata, nonché l’artefice principale delle tre promozioni. Nel girone di ritorno il Licata cambia volto, Alabiso esonera Mister Tortolani e affida l’incarico di Trainer a Pippo Bifarelli, che porterà i gialloblù a disputare la finale di Coppa Sicilia persa contro l’Esperia di Capo d’Orlando, mentre in campionato, grazie una prodigiosa rimonta, si piazzerà al 5° posto. La stagione successiva il Licata vince il campionato di I categoria e anche la Coppa Sicilia battendo in finale il Villabate. Dopo due anni di assestamento nel campionato di Promozione, Alabiso affida l’incarico di allenatore a Natale Casisa, un esperto del calcio dilettantistico siciliano, ex allenatore dell’Alcamo. Con Casisa il Licata vince il suo primo campionato di Promozione e approda in Serie D. La stagione successiva Magagnotti sostituisce Casisa, e grazie ad uno strepitoso campionato, costellato da grandi prestazioni e senza nemmeno perdere un incontro, arriva la promozione in serie C2. Nella stagione 1983-84 dalle giovanili del Palermo arriva Zeman, uno sconosciuto per molti, ma non per il dirigente e futuro presidente gialloblù Franco Licata D’Andrea. Nel primo anno zemaniano la tattica del fuorigioco desta molto apprensione, e i risultati non sono del tutto favorevole per il boemo, tanto che si vocifera a gran voce di un ritorno di Magagnotti. Ma grazie alla protezione di D’Andrea, Zeman rimane a Licata, e la stagione dopo vince brillantemente il suo primo campionato di allenatore. Nel campionato 1986-87 arriva al posto del Boemo, il veneto Aldo Cerantola. Dopo un brillante inizio di campionato, nel girone di ritorno i gialloblù crollano e riescono ad ottenere la salvezza solo nelle ultime giornate. La stagione del 1987-88 il Licata di Cerantola approda sorprendentemente in Serie B. ma il sogno durerà solo due stagioni. Nel campionato di serie C1 1991-92, in seguito ad un “presunto”illecito sportivo, il Licata viene retrocesso in Serie C2, che abbandonerà definitivamente nella stagione 1993-94. Gli anni novanta sono anni bui, infatti nella stagione 1996-97, i gialloblù retrocedono in I Categoria, ma grazie alla fusione con il Santos Licata, che milita nel campionato di promozione, la stagione dopo otterrà la promozione in Eccellenza.
Oggi
Con l’ingresso in dirigenza del presidente Piero Santamaria nella stagione 2003/04, a Licata è iniziato un nuovo corso. Conquistata la salvezza nello sconfortante spareggio di Termini Imerese vinto contro il Mazara, la stagione seguente viene allestito un organico competitivo grazie agli innesti di Roccella in porta, Di Gregorio e Bonomo in difesa, Grillo a centrocampo, Pietro Corona e Fortino in avanti. Confermato Balsamo in panchina, l’inizio di stagione è molto promettente vincendo tre incontri e collezionando nove punti. Ma nel nostro girone troviamo anche la super corazzata Nissa di Mister Capodicasa che si presenta con i favori dei pronostici come la squadra da battere. Sulla sponda agrigentina anche l’Akragas cerca di allestire una valida formazione, ma alla fine del campionato non è stato azzeccato nessun pronostico, e il sorprendente Campobello di Mazara, seppur aiutato da fortunati episodi, riesce ad approdare in Serie D. per quanto riguarda la nostra formazione, già alla quarta giornata subiamo la prima battuta d’arresto a Carini (0 – tre). Inizia una fase molto altalenante fatta di buone vittorie, come il due – zero in trasferta nel derby ad Agrigento, ma anche d’incredibili sconfitte, in casa contro l’Orlandina e nel campo del modesto Cefalù. Nel mezzo il pareggio interno con il Campobello di Mazara. Dopo la cocente sconfitta di Cefalù, le redini della squadra sono assegnate ad Angelo Consagra, baluardo del Licata negli anni 80 e già allenatore dei gialloblù nella prima parte della stagione precedente. Dopo l’esordio casalingo con sconfitta contro la Nissa, Consagra prende le misure alla squadra e ottiene ben otto vittorie consecutive, che permettono al Licata di raggiungere la vetta della classifica, insieme a Nissa e Campobello di Mazara. La striscia positiva sarà però interrotta dallo spettacolare pari casalingo con il Carini (2 – 2), mentre l’imbattibilità cade la giornata successiva sul campo della pericolante Due Torri. Inoltre, la finale di Coppa Italia contro l’Orlandina sarà persa ai rigori dopo che i tempi regolamentari si erano conclusi sul tre a tre grazie soprattutto ad una papera del giovane portiere licatese Paternò, che consente alla squadra avversaria negli ultimi secondi di recupero di agguantare il pareggio. Tornando al campionato, la serie non brillante di risultati causa l’aumento del distacco dalle prime della classe e negli scontri diretti contro Nissa e Campobello si ottiene soltanto un punto, così il Licata conclude il campionato al terzo posto con 62 punti, 19 vittorie, cinque pareggi e otto sconfitte. Nel primo turno dei playoff gli uomini di Consagra affrontano l’ostico Carini, allenato da un ex gialloblù, Rosario Compagno, che in campionato ci aveva dato più di un grattacapo. Dopo una partita non bellissima, il Licata supera il turno grazie ad un rigore segnato dal capitano Fabrizio Grillo. Nel turno successivo affrontiamo la Spar, che nell’incontro precedente aveva eliminato clamorosamente la Nissa. La gara si disputa a Comiso, si conclude a reti inviolate e soltanto la migliore classifica in campionato ci permette di andare avanti nella fase nazionale. Per il primo spareggio nazionale si attende l’esito dell’atteso incontro della finale campana d’Eccellenza fra Alba Durazzano e Virtus Volla, ma a seguito dei vergognosi incidenti avvenuti tra i giocatori delle due formazioni prima del fischio d’inizio, ha spinto ragionevolmente il giudice sportivo ad infliggere per entrambe le squadre la sconfitta a tavolino. Il Licata pertanto si ritrova in un batter d’occhio nella finale nazionale dove affronterà l’imbattibile Brindisi (ben 98 punti), che nel proprio girone di Eccellenza pugliese ha dato vita, assieme il Monopoli ad un entusiasmante testa a testa che alla fine ha premiato la squadra bianco verde. Nei due confronti diretti i salentini si impongono con un doppio tre a zero, accedendo di diritto in Serie D. Il Licata, comunque, non si è dato per vinto depositando in Lega la documentazione necessaria per effettuare la domanda di ripescaggio, ma ancora una volta, come accade ripetutamente da parecchi anni, non siamo stati favoriti dal Palazzo.
|