Chioggia story

by Gerson

Chioggia, con la sua quasi novantenaria storia calcistica, si colloca di diritto nella storia del calcio e della Serie D. La storia del calcio chioggiotto si può dividere in cinque grandi ere: il periodo pre-fusione, l'esplosione del "Marina", gli anni della Serie C e di Teofilo Sanson, l'era De Paolis, la dirigenza Gianni Pagan. Quattro capitoli, questi, che abbracciano quasi un secolo di storia: partendo dagli anni pionieristici con il campo ai Saloni per poi arrivare all'attuale squadra, nata dalla fusione di due realtà che proprio quest'anno compie trent'anni. Tanti anni, certo, che aiutano a capire le basi di una sana passione, fatta d'amore profondo verso i colori di questa squadra che non è (ancora?) entrata nella storia del calcio italiano ma che comunque, almeno un tempo, era rispettata e temuta. Oggi, con le difficoltà dei tempi moderni ( e il calcio moderno, si sa, miete molte vittime...) , si sta tentando di riportarla ai fasti di una volta, anche se la strada da percorrere è ancora molto lunga e indubbiamente tortuosa. In queste righe ripercorriamo, in un rapido flashback, la storia del calcio chioggiotto per chi magari si avvicina per la prima volta a questa realtà e vuole comprenderne l'essenza.

Il periodo pre-fusione: Il calcio chioggiotto cominciò a muovere i suoi primi passi poco dopo la prima guerra mondiale. Il football iniziò a prendere piede in tutta la penisola e anche a Chioggia crebbe man mano l'interesse per il "pallone". Dopo la breve e poco fortunata esperienza di una squadra denominata Igea, nel 1919 nacque l'Us Clodia che venne iscritta ai campionati regionali. Con i colori biancocelesti, il Clodia conobbe la massima notorietà a cavallo degli anni '50 e '60, quando con una squadra "casereccia" composta quasi interamente da giocatori nostrani raccolse risultati e proseliti in tutto il Veneto, tanto da avere l'onore e l'onere anche di disputare le fasi finali della Coppa Italia dilettanti a Roma. Nel Clodia giocarono molti calciatori ancora oggi molto amati. Tra questi ricordiamo il grande Aldo Ballarin, terzino destro del Torino e della Nazionale (unico chioggiotto a vestire la maglia azzurra) che subì il tragico destino di finire i suoi giorni nel drammatico incidente aereo di Superga. A lui e al fratello Dino (perito anch'egli in quell'infausto 4 maggio 1949) è dedicato lo stadio.

La storia del Sottomarina Lido è invece più recente. Il "Marina" (nome che i supporters adottarono da subito, per sottolineare il grande feeling con la società) fu fondato nel 1959 e sfoggiò una maglia neroverde. La squadra riuscì ad arrivare in tempo record dalla Terza Categoria alla Serie C, che conquistò al termine del memorabile campionato 1967-68, con buona invidia dei cugini chioggiotti che la C invece non l'hanno mai vista e vissuta. Sono rimasti comunque impressi nella memoria degli appassionati del tempo i derby tra Clodia e Sottomarina, che attirarono molti spettatori anche da fuori città, interessati ed incuriositi di vedere la rivalità di due comunità divise da un solo ponte di settecento metri e che spesso sfociarono in "rustiche" scazzottate, sempre e comunque mai degenerate. Le difficoltà economiche di mantenere due squadre ad alto livello fecero prendere nel 1971 una drastica e da molti mai accettata decisione: la fusione. Tutto accadde nel mese d'agosto, al Ristorante "Bella Venezia" nel centro di Chioggia,dove furono discusse le sorti di Clodia e Sottomarina. Al termine di una accesa assemblea, nacque l'Union Clodiasottomarina, che adottò i colori granata in memoria dei fratelli Ballarin e del grande Torino. Dopo una stagione di assestamento in Serie D, nel 1973 la squadra vinse il campionato e approdò in Serie C. Il Presidente di quell'impresa fu un magnate del gelato, Teofilo Sanson, mentre direttore sportivo fu Franco Dal Cin, uno che qualche anno dopo sarebbe riuscito nell'opera di portare in Italia (all'Udinese) un certo Zico. In Serie C, per qualche anno, la squadra si destreggiò molto bene, arrivando anche a sfornare campioni che avrebbero fatto parecchia strada tra i professionisti, come Onofri, Casagrande, Pin, Giorgio Boscolo. Gli avversari furono di primo piano e la gente riempì tutte le domeniche il "catino" del "Ballarin". Come sempre, però, le belle favole hanno una fine amara...