La Storia
della Cavese
di
Vincenzo Paliotto
vincenzopaliotto@libero.it
www.cavese.it
Fondata nel maggio del 1919,
la Cavese si avvia verso i 90 anni di età dopo aver
rappresentato il suo blasone ed il suo prestigio in molte
stagioni di notevole livello negli annali del calcio italiano.
Nel corso della sua storia il club metelliano si è distinto
sia in termini strettamente regionali nella grande tradizione
calcistica della Campania che a livello nazionale, portando i
colori biancoblù nei palcoscenici più rinomati della penisola.
Già negli Anni Venti gli
aquilotti militarono in I Divisione regionale (la Serie A dell’epoca), conseguendo oltretutto risultati importanti. Infatti, dopo
il debutto del 1922/23, nel 23/24
la Cavese sfiorò di un solo
punto la qualificazione al secondo turno, pertanto ad
appannaggio dell’Internaples. Anche se ai metelliani rimaneva
la grande soddisfazione di aver prevalso per due volte nel
derby contro la Salernitana, per 5-2 ed 1-0. Nel 1924/25,
rinforzatasi con l’arrivo degli stranieri Stejskal e Mayer, la
Cavese invece centrò il prestigioso traguardo delle Semifinali
Interregionali, qualificandosi insieme al Savoia. Nel girone
campano la Cavese stavolta prevalse nei confronti dell’Internaples,
andando ad impattare nel confronto decisivo per 1-1 alle falde
del Vesuvio. Nel turno successivo la Cavese doveva pertanto
misurarsi contro l’Alba Roma, il Messina e la Liberty Bari. Il
sogno di raggiungere la finale della Lega Sud si infranse
nella gara di andata nella Capitale, dove gli aquilotti furono
superati per 5-0 dalla formazione che di lì a poco avrebbe
dato vita alla vera e propria Roma. I biancoblù chiusero il
girone con 8 punti a tre lunghezze dai capitolini. C’era
grandissimo entusiasmo intorno alla Cavese, che si esibiva al
Campo Arena e che si era guadagnata grossi consensi a livello
nazionale. Tuttavia, con la danarosa famiglia Coppola
ritiratasi dall’avventura calcistica, la Cavese attraversò una
fase meno ricca di soddisfazioni, tanto da portarla anche ad
un periodo di inattività.
I colori biancoblù tornarono
a sventolare prepotentemente sul finire degli Anni Trenta.
Infatti, nel 1939/40, vincendo a mani basse il torneo di I
Divisione, la Cavese approdò in Serie C, grazie anche
all’apporto di uno dei più grandi calciatori italiani di tutti
i tempi come Virgilio Felice Levratto, che ricopriva il
duplice ruolo di allenatore-giocatore. Nel frattempo era stato
inaugurato e costruito il nuovo stadio Francesco Palmentieri,
subito trasformatosi in un bollente catino. In terza divisione
la Cavese trascorse tre bellissime annate, prima dell’avvento
catastrofico del secondo conflitto bellico. Nella stagione del
1941/42, piazzandosi al terzo posto nella graduatoria finale,
la Cavese sfiorò addirittura il traguardo della Serie B,
preceduta in classifica dalla Ternana e dalla Salernitana.
Proprio il derby con i cugini granata costituiva
l’appuntamento più succoso di quegli anni.
Ad ogni modo, la Seconda
Guerra Mondiale rallentò gli effervescenti entusiasmi
pallonari e alla ripresa delle attività la Cavese dovette
rinunciare alla Serie C per motivi puramente economici,
iniziando nuovamente dalle categorie inferiori. Infatti, nel
49/50 trionfò in I Divisione e nel 51/52 in Promozione,
staccando il biglietto per la IV Serie, allora nelle gerarchie
calcistiche anticamera della Serie C.
La Cavese anche in quei
campionati tenne fede al proprio blasone, annoverando nelle
proprie fila prestigiosi campioni quali Nonis, Santin,
Willicich, anche se vissero l’amara vicenda legata a Bruno
Mazzotta, il capitano che morì il 18 febbraio del
1951 in seguito ad uno scontro
avvenuto sul terreno di gioco.
Nel 54/55 ancora una volta
collassata da scompensi di natura economica, la Cavese
retrocesse in Promozione e costretta ad arrancare per diverse
stagioni. Più volte gli aquilotti mancarono di poco il
passaggio nella categoria superiore. Nel 56/57, sotto la guida
dell’ungherese Kovacs, furono terzi, mentre secondi si
piazzarono nel 62/63. Nel 63/64, invece, dopo aver vinto il
proprio girone, furono battuti negli spareggi del San Paolo di
Napoli dalla Caivanese e dal Savoia. Quindi, nel 68/69 un
nuovo secondo posto alle spalle del Portici, quando la FIGC la
ripescò in Serie D per meriti sportivi.
All’alba degli Anni Settanta
finalmente la Cavese riuscì a rientrare nel calcio di un certo
prestigio, anche perché la città si stava attrezzando con uno
stadio nuovo di costruzione in Via Mazzini, che sarebbe stato
riconosciuto come uno dei più belli della Campania. In Serie
D, dopo una fase di assestamento, nel 1973/74 la Cavese
incappò in una stagione poco fortunata, che sul campo la
condannò alla retrocessione, poi scongiurata per una
rifondazione societaria che portò alla nascita della Pro
Cavese. Con un nuovo gruppo di imprenditori al seguito gli
aquilotti iniziarono un nuovo e proficuo periodo di gloria.
Dopo il 6° posto del 75/76, nel 76/77 con in panchina Lojacono
la Cavese vinse il campionato di Serie D, precedendo in
classifica di due punti la Juve Stabia, al termine di un
campionato bello e combattuto. Nell’ultimo turno di
campionato del 22 maggio del ’77 contro il Martina (2-1) ben
20.000 spettatori gremirono le gradinate del Comunale di Cava.
Approdata in Serie C, ancora
divisa in tre gironi, nel 1977/78, pilotata dal profeta del
gioco corto Corrado Viciani, la Pro Cavese, classificandosi al
12° posto, guadagnò l’ultimo biglietto utile per la
neocostituita Serie C1. I metelliani centrarono il successo
decisivo nell’ultima giornata per 3-0 sul terreno del
Siracusa. Nel 78/79 e nel 79/80 la Cavese, nel frattempo
tornata alla sua tradizionale denominazione, si piazzò in
entrambi i casi a metà classifica, mettendo le basi per il
fantastico torneo del 1980/81, che con Santin in panchina la
proiettò nell’Olimpo dei cadetti. La Cavese primeggiò in
campionato in compagnia della Sambenedettese, dopo una strenua
lotta che coinvolse anche il Campobasso. Decisiva fu la
vittoria sul neutro di Frosinone per 3-1 ai danni del
malcapitato Cosenza del 7 giugno dell’81. Claudio De Tommasi
con 17 reti si laureò anche capocannoniere del torneo, come
indimenticabile fu l’apporto dei vari Canzanese, Braca,
Banelli, Vannoli, Polenta, Della Bianchina, Pidone e Gregorio.
In Serie B nell’81/82 senza
timori riverenziali la Cavese disputò subito un campionato
all’altezza della situazione, proponendosi come la rivelazione
del torneo. Gli aquilotti esordirono battendo per 2-1 il
Verona di Bagnoli sul neutro di Latina e nel girone d’andata
lottarono addirittura per i vertici della classifica. Ancora
una volta sugli scudi ci furono De Tommasi, Polenta, Pidone,
Crusco coadiuvati dai nuovi arrivati Pavone, Paleari, Repetto,
Sasso, Cupini. La Cavese in quella stagione ottenne diversi
risultati di prestigio, dimostrando di essere una società in
salute, costruita effettivamente senza prodigarsi in spese
folli. Con la stessa mentalità la squadra affrontò anche il
successivo torneo cadetto che la proiettò ai vertici del
calcio nazionale. Infatti, la Cavese, allenata ancora da
Santin, lottò per la promozione in Serie A, traguardo a cui la
squadra rinunciò soltanto alla penultima giornata, dopo esser
stata battuta per 4 a 3 a Reggio Emilia. Gli aquilotti
lottarono ad armi pari con le altre contendenti alla Serie A,
in particolar modo le blasonate Milan e Lazio. I metelliani
addirittura si imposero in una giornata storica, il 7 novembre
dell’82, per 2 a 1 (gol di Tivelli e Di Michele) a San Siro al
cospetto dei rossoneri, mentre all’Olimpico impattarono sull1
a 1 contro la Lazio. Invece, tra le mura amiche la Cavese
costrinse sia i milanesi che i capitolini a due spettacolari
pareggi per 2 a 2. In occasione della partita contro i
rossoneri lo Stadio Comunale fu intitolato a Simonetta
Lamberti. La Cavese chiuse il campionato con uno spettacolare
6° posto, ma gli addetti ai lavori la premiarono come la
migliore squadra del campionato. Si segnalarono Tivelli,
autore di 12 gol, Paleari, Cupini, Guerini, Di Michele, una
serie di protagonisti rimasti indimenticabili per il popolo
cavese. Purtroppo nel 1983/84, dopo un campionato sfortunato e
balordo, gli aquilotti retrocessero dalla serie cadetta,
perdendo lo scontro decisivo dell’ultima giornata sul terreno
della Pistoiese. Anche per quella stagione la società si era
prodigata per allestire una squadra competitiva, ma i nuovi
innesti non seppero fornire quello spirito di squadra che
aveva caratterizzato la Cavese degli ultimi anni.
Retrocessa in C1, Guerino
Amato non rinunciò comunque a progetti ambiziosi e, dopo una
faticosa salvezza nell’85 grazie al tempestivo arrivo di
Viciani, nell’86 con il 5° posto finale la Cavese ritornò
grande. Anche se al varco la aspettava la vicenda clamorosa
del calcioscommesse, che condannò tra le altre la Cavese alla
Serie C2 con 5 punti di penalizzazione. Fu una mazzata
tremenda per la squadra e la città.
In Serie C2 gli aquilotti
arrancarono e nell’88/89 con il ritorno di Santin in panchina
sfiorarono la promozione, sfumata di un solo punto a beneficio
del Siracusa. La Cavese sembrò prossima ad un nuovo periodo di
gloria, ma addirittura nell’estate del ’91 fallì, dopo un
bellissimo campionato con alla guida Paolo Braca. I biancoblù
furono costretti a ricominciare dal Campionato di Eccellenza,
assumendo la denominazione di Intrepida Cavese, dopo aver
acquisito il titolo sportivo dal Lanzara. Fu un ulteriore
ridimensionamento, vissuto con amarezza e allo stesso tempo
orgoglio dagli impagabili tifosi della Cavese.
Nel 1993/94 con Belotti in
panchina gli aquilotti riuscirono a vincere il campionato,
rimanendo imbattuti ed approdando in Serie D. Si segnalò
Gianni Pirone, che con 17 centri fu il capocannoniere di
un’annata trionfale. Il pubblico si riavvicinò in modo
costante alla squadra, il Lamberti rivisse sfide di prestigio.
Mentre nel 1996/97 la città ritrovò l’agognato ritorno in
Serie C2, sotto la guida dell’emergente Ezio Capuano,
aggiudicandosi un faticosissimo campionato dopo un testa a
testa con l’Internapoli. Artefici del successo furono
Prisciandaro, capitan Carafa, Efficie ed il motorino Piemonte,
baluardi di una nuova Cavese. Con Capuano in panchina e Ciccio
Troiano alla presidenza i metelliani sembrarono riaprire un
nuovo ciclo vincente, soprattutto nel 98/99, quando lottarono
decisamente per il ritorno in C1. Stagione iniziata benissimo
e conclusasi amaramente, oltretutto con il decesso dell’indimenticato
Troiano. La Cavese, quindi, tornò ad accusare notevoli
difficoltà economiche, che si riflettevano su campionati
alquanto mediocri dal punto di vista tecnico.
Nel 2001 rilevò la società
l’imprenditore cavese Antonio Della Monica, che non riuscì a
scongiurare la retrocessione in D. La Cavese fu ripescata
nell’occasione, ma retrocessa un anno più tardi per presunto
illecito sportivo, gettando la tifoseria nello sconforto.
Tuttavia, nel momento meno atteso, la squadra di Cava de’
Tirreni si prese una clamorosa rivincita, vincendo
trionfalmente il campionato di Serie D, pilotata da Mario
Somma, dopo uno strepitoso recupero in classifica ai danni
della Vigor Lamezia. Oltretutto la Cavese si aggiudicò anche
lo Scudetto Dilettanti, battendo in finale ai calci di rigore
l’Isernia, completando una stagione indimenticabile. Un nuovo
sussulto si registrò nel 2004/2005 con in panchina Campilongo
e con la Cavese che sfiorò la promozione in C1, superata nella
finale dei play-off dal Gela, dopo un campionato emozionante.
Nella stagione odierna ancora
con Sasà Campilongo in panchina la Cavese guida la classifica
del Girone B della Serie C2 con buone speranze e proposti di
brindare alla promozione in Serie C1, così come meriterebbe il
blasone e la storia di questa gloriosa ed amata squadra di
Cava de’ Tirreni.
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